In questo articolo andremo a fare un punto della situazione su quello che è certo dei vaccini per contrastare COVID-19, con un focus sui vaccini: cosa sappiamo oggi.
N.B. Nei prossimi paragrafi di questo articolo: focus sui vaccini: cosa sappiamo oggi, sono stati scritti basandosi sulle evidenze scientifiche comprovate dai molteplici studi e ricerche sul Coronavirus tralasciando pensieri personali e punti di vista soggettivi o faziosi.
Vantaggi dei vaccini contro COVID-19
Dobbiamo subito convenire su un punto, le sperimentazioni sull'uomo hanno almeno due vantaggi rispetto agli esperimenti su animali da laboratorio:
- Non ci sono preoccupazioni per quanto riguarda le differenze di specie che si verificano quando si estrapolano dai risultati dei test sugli animali di laboratorio ai potenziali impatti umani.
- Gli esseri umani sono esposti a una miriade di fattori di stress tossici prima, durante e dopo il periodo di prova, fornendo risultati che rispecchiano l'esperienza della vita reale.
Possiamo affermare quindi che, gli studi sull'uomo saranno più rilevanti se le caratteristiche della popolazione dello studio riflettono quelle della popolazione target (ciò quella che si sottoporrà al vaccino).
Svantaggi dei vaccini contro COVID-19
Però questa strada (la sperimentazione diretta sull’uomo) porta con se anche due svantaggi intrinsechi:
- Le esposizioni a stimoli tossici non sono note o, se note, non sono state stimate accuratamente
- L'identificazione degli effetti a lungo termine richiede lunghi periodi di tempo
È proprio su questo ultimo punto che i detrattori del vaccino contro COVID-19 concentrano i loro sforzi, perché la domanda che più frequentemente ci si pone oggi è quanto tempo è necessario per vedere questi effetti di lungo periodo?
In uno studio precedente sui vaccini e l'autoimmunità, gli autori hanno concluso che "i periodi di latenza possono variare da giorni ad anni per l'autoimmunità post-infettiva e post-vaccinazione".
Problematiche “sommerse” dei vaccini
Inoltre, effetti avversi a medio termine dei vaccini, come la demielinizzazione infiammatoria del sistema nervoso centrale (SNC) e il diabete hanno dimostrato di emergere dopo circa 3 anni. Gli effetti a lungo termine, come il cancro, il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson, ecc., non sono stati studiati.
Infatti, per indagare su tali effetti sarebbero necessari diversi decenni di monitoraggio ravvicinato per identificare tali effetti negativi, cosa che difficilmente avviene per un qualsivoglia vaccino.
I pericolosi effetti transgenerazionali
Un altro problema trascurato dalle discussioni sul vaccino è: i potenziali effetti transgenerazionali.
Gli studi transgenerazionali sugli effetti nocivi delle sostanze tendono a concentrarsi sulle cause ambientali; tuttavia, ci sono solo alcuni esempi di tali studi per i farmaci.
Un precedente studio sugli effetti tardivi transgenerazionali indotti dalla chemioterapia ha sollevato alcune preoccupazioni, sia per la scarsità di tali studi in letteratura sia per la trasmissione di effetti avversi in profondità nella catena generazionale.
Possiamo concludere sommariamente che a causa degli inadeguati test di sicurezza di diversi stimoli tossici in passato (compresi i vaccini), rimane incerto se un certo numero di malattie che attualmente colpiscono l'umanità possa essere dovuto in parte alle azioni dei nostri predecessori trasmesse a noi attraverso effetti transgenerazionali.
Non è chiaro, quindi, se qualcuno dei farmaci, vaccini, alimenti o esposizione alle radiazioni dei nostri predecessori, che non sono stati testati per gli effetti transgenerazionali, stia attualmente influenzando negativamente la nostra vita.
Sicurezza e vaccini
Dopo l’analisi fatta qui sopra resta una domanda: Siamo attualmente disposti a trasmettere potenziali malattie alle generazioni future a causa dell'attuale necessità di un rapido sviluppo di un vaccino, aggirando adeguati test di sicurezza a lungo termine e transgenerazionali?
A questa domanda non abbiamo una risposta certa, ciò che è certo però sono due cose:
- Le questioni etiche di preoccupazione associate allo sviluppo accelerato di vaccini, in particolare alla drastica riduzione del tempo dedicato alle fasi II e III della sperimentazione clinica.
- La principale popolazione target per un vaccino è la più vulnerabile dal punto di vista demografico: gli anziani con comorbidità elevate e sistemi immunitari disfunzionali.
Tuttavia, la popolazione demografica utilizzata per i test clinici iniziali è la popolazione relativamente giovane e sana.
Ciò genera incertezza sull'efficacia dello studio, sollevando problemi su come estrapolare i risultati di una popolazione giovane e sana a una popolazione anziana e vulnerabile.
Compromesso costo-benefico Vaccini COVID-19
Siamo arrivati al punto centrale di questo articolo, un focus sui vaccini: cosa sappiamo oggi.
Se ragioniamo in senso lato e pensiamo ai vaccini per contrastare il Coronavirus come un nuovo “bene sul mercato”, possiamo affermare che: per ogni nuovo prodotto la decisione di implementarlo implica tipicamente un compromesso tra costi e benefici.
Nel caso ideale i benefici devono superare di gran lunga i costi previsti, inoltre i potenziali costi e/o benefici possono avere un grado di certezza o incertezza.
Come possiamo applicare questo discorso ai Vaccini COVID-19?
Possiamo affermare che i costi del vaccino sono i potenziali effetti negativi sulla salute di un vaccino COVID-19, in particolare a medio e lungo termine, essendo impossibilitati a fare una stima di questi “costi” applicheremo a quest’ultimi un fattore di rischio elevato.
Dobbiamo poi tenere in considerazione che il compromesso costo-beneficio per un vaccino CODIV-19 è diverso in base alle diverse vulnerabilità alla malattia.
Per semplificare possiamo dividere l’intera popolazione in 2 gruppi:
- I soggetti altamente vulnerabili: tendenzialmente gli anziani con comorbidità elevate e persone con un sistema immunitario compromesso
- Il resto della popolazione
Questa suddivisione demografica è simile a quella per l'influenza e per la pandemia di SARS del 2002.
Ne deriva che l'analisi del compromesso costo beneficio del vaccino sarà diversa per ciascuno di questi due gruppi.
Per i più vulnerabili, la considerazione principale è sopravvivere alla stagione.
Gli effetti a medio-lungo termine possono essere di minore importanza (sebbene per i pochi membri più giovani di questa popolazione demografica con sistemi immunitari altamente compromessi, gli effetti avversi a medio e lungo termine non sarebbero trascurabili).
Mentre per i meno vulnerabili (il resto della popolazione) la necessità di un vaccino non è chiara, poiché gli effetti negativi del virus sembrano essere minori rispetto ai possibili effetti collaterali a medio-lungo termine.
Il rischio, a cui possibilmente si andrà in contro, è che questa popolazione demografica meno vulnerabile dovrebbe sopportare il peso di qualsiasi potenziale impatto negativo sulla salute a medio e lungo termine che potrebbe derivare da un vaccino non adeguatamente testato per questi effetti.
In conclusione
Nel nostro focus sui vaccini: cosa sappiamo oggi, dopo aver analizzato insieme le evidenze scientifiche e gli studi possiamo concludere che un vaccino che si è dimostrato efficace a brevissimo termine per tutti i dati demografici può essere potenzialmente giustificabile (anche se ad alto rischio) per la popolazione demografica più vulnerabile.
Tuttavia, è difficile accertare come un tale vaccino possa essere giustificato per il resto della popolazione.
Anche se dobbiamo tenere presente che il più delle volte la credenza di essere in salute si rivela una falsa credenza in quanto, da analisi più approfondite, possono emergere disfunzionalità del sistema immunitario.
Per un'analisi completa della situazione COVID-19 ti suggeriamo di leggere anche il nostro articolo: 5 cose che oggi sono chiare sul COVID-19.
Fonti:
- J Microbiol Immunol Infect. 2021 feb; 54 (1): 12-16. Pubblicato online il 15 maggio 2020. Doi: 10.1016 / j.jmii.2020.05.001
- Review Nat Rev Microbiol. 2021 marzo; 19 (3): 171-183. doi: 10.1038 / s41579-020-00461-z. Epub 2020 14 ottobre.
- Int J Mol Med. 2020 Nov; 46 (5): 1599–1602. Pubblicato online il 18 settembre 2020. Doi: 10.3892 / ijmm.2020.4733